Alle
sei e mezza del mattino il 2 non è sovraffollato, quando
va bene trovi pure da sederti. Autobus numero 2: ospedale, via delle
Bagasce, stazione dei treni, Venezia. A quell’ora nessuno
scende o sale all’ospedale, non è orario di visita.
Le mete rimangono la stazione, gente che va gente che viene; le
fabbriche di Marghera, l’anticamera dell’inferno; Venezia,
città d’arte e puttana per turisti. Ben presto visitatori
occasionali e pendolari ferroviari abbandonano il mezzo assieme
ai loro ingombranti bagagli. A sostituirli altri operai e i pochi
diretti a Venezia. In un attimo l’autobus è saturo
degli aliti di questa nuova generazione di operai, per lo più
gente dell’est europeo o dell’Asia, con in bocca il
ricordo della speziata cena della sera prima. Aglio e cipolla unite
nel matrimonio dell’orrore, emblema di pietanze povere, arricchite
di sostanze a basso costo ma in grado di saporire in qualche modo
i piatti ricolmi di nulla. Quell’odore di vino e sambuca,
segno degli operai di altri tempi, si è congedato per sempre.
Gli ultimi operai della vecchia generazione sono estinti, i pochi
rimasti attendono la pensione per scoprire se un male oscuro si
è impadronito irrimediabilmente del loro organismo. I nuovi
operai van meglio, non si lamentano, non sono sindacalizzati, non
si ammalano neppure, se poi tra dieci anni qualcuno accusasse qualche
dolore, be’, allora si vedrà…forse. A Marghera
il 2 vomita il suo carico di formichine per l’industria, l’odore
fetido resta ancora qualche attimo appeso ai corrimani lasciati
liberi, poi anche lui svanisce e solo il Ponte separa gli ultimi
viaggiatori dal capolinea.
Alle sei e mezza via delle Bagasce
è una spettatrice silente del via vai, stiracchiandosi in
un giornalaio che sta aprendo e in un bar che ha già toccato
quota cinquanta caffé, scaccia i suoi residenti a guadagnarsi
la pagnotta. Solo più tardi la via decide di mettersi all’opera,
i negozi alzano le saracinesche e la gente incomincia il suo pigro
via vai. Badant square, cuore pulsante della via, si anima tutto
d’un colpo, calamitando sulle sue panchine le collaboratrici
domestiche dell’est negli intermezzi tra un lavoro e un altro.
Il prato verde pare punteggiato della stessa specie di fiore, tutte
uguali queste donne, faccia rotonda e rubiconda, capelli e occhi
chiari. Polacche, rumene, non se ne coglie la differenza, chissà
di cosa parlano così in semicerchio come aiuole non calpestabili.
Sicuramente del pullman, già perché non è un
autobus ma un pullman, anzi il pullman, e un articolo determinativo
se lo merita pure visto che fa la spola dalla stazione di Mestre
ai villaggi più grossi (capitali in toponomastica) della
Lituania, dell’Ungheria, della Polonia e di tutte le altre
repubbliche dell’est europeo. Ogni tanto bisogna pur prenderlo
quel pullman, bisogna tornare dai figli, dai mariti, i più
fortunati hanno pure un padre e una madre che aspettano notizie
e soldi…già i soldi, il loro sostentamento, il magro
frutto di tante umiliazioni, sofferenze e privazioni. Poi c’è
il permesso di soggiorno da rinnovare, bisogna rientrare ogni tot
e poi tornarsene qui: c’è ben più di una buona
ragione per discorrere del pullman.
Via delle Bagasce non è
solo Badant square, è un micromondo autosufficiente e in
continua trasformazione. Ci trovi bar, gioiellerie, autosaloni,
ferramenta, negozi, tabaccherie, profumerie, giornalai, un supermercato,
la caserma dell’esercito, Blockbuster, perfino Blockbuster!
Poi c’è la chiesa, fornai, Squillante e le sue divise
militari, ristoranti…in Irlanda ci sono paesi che stanno tutti
in una via e hanno molti meno servizi. Un tempo via delle Bagasce
era famosa per la prostituzione, prima nostrana, poi la concorrenza
straniera ha scacciato le autoctone, infine anche le straniere sono
state dirottate in altri siti. Le proteste dei residenti hanno avuto
la meglio, o forse più semplicemente la via è diventata
demodè. Con la scomparsa delle lucciole la via si è
trasformata, da polo della lussuria è diventata una piccola
chinatown. Se la pioggia delle proteste ha fatto traslocare le signorine,
tutta quell’acqua piovana ha dato vita a una miriade di negozi
di chincaglieria e inutilità, nati come funghi sul terreno
così ben irrorato. Ma i cinesi sono stati ben presto seguiti
dagli arabi che si son portati con sé le loro specialità:
phone center, lavanderie a gettoni, kabab o pizza al taglio. Non
pare, comunque, che questi stranieri si siano portati appresso anche
la delinquenza, certo qualche negozio è stato svaligiato
e qualcun altro aspetta di esserlo, ma tutte le città accusano
qualche disagio.
La vera perdita rimane l’esodo
delle prostitute. A sera, quando il 2 riporta a casa gli operai
del turno di notte, non c’è più quel piacevole
‘farsi l’occhio’, innocuo premio per quanti han
visto solo bulloni e fosgene per otto ore. E come imprecare contro
le donnacce? Gli operai hanno i soldi sufficienti solo a guardare,
cambiare rotta allora!, Terraglio con il suo via vai di rappresentanti
e camionisti, o via Fratelli Bandiera ad accorciarsi la vita inalando,
notte dopo notte, i veleni di Porto Marghera…che forse è
meglio che arrivi un maniaco e dica basta con un colpo di coltello
alla gola.
Ora è notte in via delle Bagasce, il 2 ha cambiato veste
ed è diventato N1, notturno. Per strada quasi nessuno, solo
un travestito passeggia in attesa di un cliente. Parrucca bionda,
minigonna, fisico imponente: però ha le tette!, almeno pare
siano vere. Che sia un ennesimo segno che i tempi stanno cambiando?
Si prova un senso di malinconica allegrezza a vederlo così,
tra spazientito e sensuale, a passeggiare sulla stesso ammattonato
calpestato, poche ore prima, da casalinghe e commercianti. Chissà
che vita sarà la sua, forse si prostituisce per pagarsi l’affitto
o comprarsi la droga, forse ha una doppia vita, geometra di giorno
/ puttana di notte. Ma a me piace pensare che le cose stiano diversamente,
preferisco immaginare che si tratti di un residente della via pentitosi
della cacciata delle signorine: un residente, insomma, malato di
nostalgia.
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