Indice
1 - Formidabili quegli anni
2 - Humphrey Bogart
3 - Felicità?
4 - In via di estinzione
5 - Un mondo fantastico
6 - Una buona azione
7 - Campioni del mondo
8 - Facile pietà
9 - Via delle Bagasce
10 - La solitudine del Lenzi
11 - Tamponamento
12 - Io e Chang
13 - Pescatore di Burano
14 - Aglio e trasporti
 
   
Tamponamento di ex-terrestre

Gli incidenti stradali sono all’ordine del giorno, alcuni senza conseguenza per i viaggiatori altri ben più gravi, addirittura mortali. Se nelle ore notturne, quando il traffico è scarso, o lungo le vie a veloce percorrenza, dove è obbligo schiacciare il pedale, gli incidenti si mostrano spesso letali, nei centri cittadini il fenomeno più diffuso è il tamponamento. Vuoi la fretta, vuoi la stanchezza di chi rientra a casa dopo una giornata di lavoro, vuoi quell’andar a trenta all’ora che incentiva la distrazione, fatto sta che il più delle volte il sinistro ha come conseguenza unicamente qualche ammaccatura per l’autoveicolo mentre chi ci sta dentro non riporta danno. Il tamponamento però nasconde delle insidie, talvolta non è chiaro di chi sia la responsabilità così si richiede l’intervento della polizia, talaltra le auto riportano danni per i quali è necessario l’intervento del carroattrezzi per sgombrare la carreggiata. E’ facile allora indovinare quale sia il risultato più evidente di un tamponamento in città o in una delle sue vie di accesso: l’insorgere di code.

Proprio come oggi quando un’auto e un furgone si sono scontrati nella rampa che divide il traffico tra chi va a Mestre e chi è diretto a Venezia o a Treviso. Poco male se non si trattasse di un punto nevralgico: tre corsie, due per Mestre e una per Venezia-Treviso; due strade che si immettono in quelle tre corsie, una proveniente da Marghera e l’altra dalla Tangenziale. L’inghippo: una parte di quelli che sopraggiungono dalla Tangenziale devono guadagnare la corsia di destra per andare a Venezia - Treviso, per contro una parte di quanti arrivano da Marghera deve guadagnare la corsia di sinistra per dirigersi a Mestre. Da qui il gioco degli incastri, tutto sommato fluido solitamente, ma una vera guerra adesso che, nel gioco di avanzare di pochi centimetri, il guadagnare una posizione vien prima di ogni regola sulla precedenza. Per sopravvivere in quell’inferno è indispensabile la pazienza, ma un po’ di spregiudicatezza non guasta, anzi: se ti infili sei un grande, se attendi ti pigli pure le gli strilli dei clacson di quanti ti stanno dietro.

Al centro della scena grande fermento, poliziotti che misurano e controllano i documenti dei due contendenti; i contendenti appiccicati al telefono ad annullare un appuntamento, a rassicurare i famigliari o a colloquio con l’avvocato; attorno, luci lampeggianti blu della gazzella e luci gialle del carroattrezzi che lavora a liberare la corsia. Più ci si allontana dalla scena più sono scarne le informazioni, lavori? incidente? traffico intenso? Chissà, non resta che aspettare. Più passa il tempo più via Fratelli Bandiera si paralizza, prima un chilometro poi due, solo il blocco imposto dai semafori da l’illusione che avanti di proceda. Ma è pura finzione, tra un verde e un rosso al massimo una macchina riesce ad attraversare l’incrocio.
Dolores è lì quando l’intasamento si sta formando, è passata alla Tamoil a fare benzina prima di andare a Panorama e sorride del fatto che dal suo lato della strada la carreggiata sia sgombra. Il traffico aumenta in maniera vertiginosa, tempo di mettere dentro venti euro di verde e già anche dopo il semaforo le auto e i camion sono immobili. Sale in macchina e parte, lo sguardo sempre fisso sull’altra carreggiata, “Incredibile” si dice nel suo italiano dalla forte inflessione brasiliana, “mai vista una cosa così, sarà successo qualcosa di grosso”. Subito dopo un lampo, un’idea attraversa la sua mente come un fulmine, chiara e precisa. Arresta la macchina al bordo della strada, cinque minuti, dieci minuti, e nessuno si muove, “Tra poco tutto sarà bloccato” pronostica con giustezza.

“Pronto Maria, sai cos’è successo…” e racconta del blocco totale, poi si affretta a raccontarle che idea ha avuto, “…non ti pare una gran trovata?...ci stai?...sì?...e le altre?...Ok, fate presto vi aspetto qui”. Dolores riattacca e torna a fissare l’imponente fila di veicoli tutti col motore acceso a sputare inquinamento. Non se ne cura, d’altronde lei è abituata a inghiottire tonnellate di smog al giorno, piuttosto qualcos’altro la turba, si guarda un po’, indossa un paio di jeans e una canottiera. Storce il naso, “Vabbe’, è un caso di emergenza, comunque vada è tutto un di più, piuttosto speriamo che non si accorga di nulla, altrimenti pretenderà la sua percentuale”. Appena le amiche la raggiungono parte l’attacco, raggiungono il marciapiede di fronte e via in cerca di un camionista o un automobilista disposto a farsi una sveltina per ammazzare il tempo. Certo son le quattro del pomeriggio, è ancora chiaro malgrado il grigiore del cielo attenui decisamente l’intensità della luce, ma questo non è un problema, di solito iniziano a lavorare alle sei del pomeriggio e non è proprio buio visto che siamo ancora in settembre.

“Ma come fare? Non si può certo imboscarsi in una laterale? E se poi l’ingorgo si libera?”. In ogni gruppo c’è sempre il guasta feste, quello troppo razionale, quello troppo apprensivo che vede problemi ovunque. Ines è proprio così, sarà perché è la più giovane e non ha molta esperienza, sarà solo che è timida e non ha la dovuta sfrontatezza per accalappiare un cliente, fatto sta che per fortuna c’è Dolores che dai suoi trentatre anni ne ha già viste tante.
“Piccola ricordati che c’è sempre la bocca e tu ne hai una d’oro” le insegna e la rassicura Dolores, “non occorre spogliarsi, è veloce e se l’ingorgo si libera al massimo scendi cento metri più avanti”.
Quel giorno Dolores & C. fecero su un bel gruzzoletto all’insaputa del loro magnaccia, un pacco di soldi da mettere via o spendere in sciocchezze. Solo Ines era un po’ avvilita, fu l’unica ad incappare in un cliente esigente che pretese un rapporto completo, e non veniva mai questo maledetto! Quanto tempo aveva buttato via con quello, tuttavia qualcosa ne aveva pur guadagnato, oltre ai soldi s’intende: non si vergogna più di spogliarsi in pubblico…e che pubblico di incolonnati ha assistito alla sua performance!
Quel giorno molti camionisti giunsero a destinazione con un sorriso di soddisfazione disegnato in volto, mentre qualche automobilista, dalla contentezza, si è addirittura presentato dalla moglie con un mazzo di fiori e una bottiglia di rosso pregiato: “Ciao cara, festeggiamo”.
Qualcos’altro è accaduto quel pomeriggio. Destino ha voluto che Fabio e Cristina si rivedessero dopo oltre dieci anni. Fabio era sceso dalla macchina per rendersi conto fino a dove arrivasse la coda e Cristina, vecchia compagna del Liceo, l’ha riconosciuto ed è subito scesa a salutarlo. Si son scambiati i telefoni, si sono già dati appuntamento per un aperitivo venerdì…sono entrambi single chissà che non nasca qualcosa. Fabio ringrazia Dio che gli ha donato un minimo di pudore, era lì lì per far salire in macchina una prostituta di colore: “Pensa che bella figura avrei fatto con Cristina”.
Molti si sono spazientiti, alcuni sono arrivati in ritardo ad un appuntamento, uno ha dovuto rinunciare alla partita settimanale di calcetto. Veramente arrabbiati solo i proprietari dei veicoli incidentati, perdita di tempo e trafile burocratiche sono un fastidio anche per chi dei due si trova dalla parte della ragione.
L’unico veramente afflitto un quarantenne residente in via delle Bagasce, ad una manciata di minuti dal luogo del sinistro. Era sicuro di farcela visto che si trovava ai piedi della rampa che si divide nelle tre corsie, mancava un niente, tre semafori e sarebbe arrivato a casa ma, porca miseria!, ecco quel dannato incidente a guastare tutto. Così, vuoi la speranza di farcela ugualmente, vuoi l’incapacità di fregarsene degli altri (quando sarebbe stato giusto mettere le quattro frecce e piantare la macchina là e che gli altri strombazzino pure, avrebbero aspettato), vuoi la timidezza o il timore di umiliarsi, fatto sta che non ha più retto e si è pisciato nelle braghe.
Così, umido e immobile, il finestrino aperto a lasciar disperdere l’odore di urina, così, in queste condizioni veramente umilianti, è giunto a casa un quarto d’ora più tardi, dopo una pioggia di imprecazioni e qualche lacrima.

 
 
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