Gli incidenti stradali sono all’ordine
del giorno, alcuni senza conseguenza per i viaggiatori altri ben
più gravi, addirittura mortali. Se nelle ore notturne, quando
il traffico è scarso, o lungo le vie a veloce percorrenza,
dove è obbligo schiacciare il pedale, gli incidenti si mostrano
spesso letali, nei centri cittadini il fenomeno più diffuso
è il tamponamento. Vuoi la fretta, vuoi la stanchezza di
chi rientra a casa dopo una giornata di lavoro, vuoi quell’andar
a trenta all’ora che incentiva la distrazione, fatto sta che
il più delle volte il sinistro ha come conseguenza unicamente
qualche ammaccatura per l’autoveicolo mentre chi ci sta dentro
non riporta danno. Il tamponamento però nasconde delle insidie,
talvolta non è chiaro di chi sia la responsabilità
così si richiede l’intervento della polizia, talaltra
le auto riportano danni per i quali è necessario l’intervento
del carroattrezzi per sgombrare la carreggiata. E’ facile
allora indovinare quale sia il risultato più evidente di
un tamponamento in città o in una delle sue vie di accesso:
l’insorgere di code.
Proprio come oggi quando un’auto
e un furgone si sono scontrati nella rampa che divide il traffico
tra chi va a Mestre e chi è diretto a Venezia
o a Treviso. Poco male se non si trattasse di un punto nevralgico:
tre corsie, due per Mestre e una per Venezia-Treviso; due strade
che si immettono in quelle tre corsie, una proveniente da Marghera
e l’altra dalla Tangenziale. L’inghippo: una parte di
quelli che sopraggiungono dalla Tangenziale devono guadagnare la
corsia di destra per andare a Venezia
- Treviso, per contro una parte di quanti arrivano da Marghera deve
guadagnare la corsia di sinistra per dirigersi a Mestre. Da qui
il gioco degli incastri, tutto sommato fluido solitamente, ma una
vera guerra adesso che, nel gioco di avanzare di pochi centimetri,
il guadagnare una posizione vien prima di ogni regola sulla precedenza.
Per sopravvivere in quell’inferno è indispensabile
la pazienza, ma un po’ di spregiudicatezza non guasta, anzi:
se ti infili sei un grande, se attendi ti pigli pure le gli strilli
dei clacson di quanti ti stanno dietro.
Al centro della scena grande fermento,
poliziotti che misurano e controllano i documenti dei due contendenti;
i contendenti appiccicati al telefono ad annullare un appuntamento,
a rassicurare i famigliari o a colloquio con l’avvocato; attorno,
luci lampeggianti blu della gazzella e luci gialle del carroattrezzi
che lavora a liberare la corsia. Più ci si allontana dalla
scena più sono scarne le informazioni, lavori? incidente?
traffico intenso? Chissà, non resta che aspettare. Più
passa il tempo più via Fratelli Bandiera si paralizza, prima
un chilometro poi due, solo il blocco imposto dai semafori da l’illusione
che avanti di proceda. Ma è pura finzione, tra un verde e
un rosso al massimo una macchina riesce ad attraversare l’incrocio.
Dolores è lì quando l’intasamento si sta formando,
è passata alla Tamoil a fare benzina prima di andare a Panorama
e sorride del fatto che dal suo lato della strada la carreggiata
sia sgombra. Il traffico aumenta in maniera vertiginosa, tempo di
mettere dentro venti euro di verde e già anche dopo il semaforo
le auto e i camion sono immobili. Sale in macchina e parte, lo sguardo
sempre fisso sull’altra carreggiata, “Incredibile”
si dice nel suo italiano dalla forte inflessione brasiliana, “mai
vista una cosa così, sarà successo qualcosa di grosso”.
Subito dopo un lampo, un’idea attraversa la sua mente come
un fulmine, chiara e precisa. Arresta la macchina al bordo della
strada, cinque minuti, dieci minuti, e nessuno si muove, “Tra
poco tutto sarà bloccato” pronostica con giustezza.
“Pronto Maria, sai cos’è
successo…” e racconta del blocco totale, poi si affretta
a raccontarle che idea ha avuto, “…non ti pare una gran
trovata?...ci stai?...sì?...e le altre?...Ok, fate presto
vi aspetto qui”. Dolores riattacca e torna a fissare l’imponente
fila di veicoli tutti col motore acceso a sputare inquinamento.
Non se ne cura, d’altronde lei è abituata a inghiottire
tonnellate di smog al giorno, piuttosto qualcos’altro la turba,
si guarda un po’, indossa un paio di jeans e una canottiera.
Storce il naso, “Vabbe’, è un caso di emergenza,
comunque vada è tutto un di più, piuttosto speriamo
che non si accorga di nulla, altrimenti pretenderà la sua
percentuale”. Appena le amiche la raggiungono parte l’attacco,
raggiungono il marciapiede di fronte e via in cerca di un camionista
o un automobilista disposto a farsi una sveltina per ammazzare il
tempo. Certo son le quattro del pomeriggio, è ancora chiaro
malgrado il grigiore del cielo attenui decisamente l’intensità
della luce, ma questo non è un problema, di solito iniziano
a lavorare alle sei del pomeriggio e non è proprio buio visto
che siamo ancora in settembre.
“Ma come fare? Non si può
certo imboscarsi in una laterale? E se poi l’ingorgo si libera?”.
In ogni gruppo c’è sempre il guasta feste, quello troppo
razionale, quello troppo apprensivo che vede problemi ovunque. Ines
è proprio così, sarà perché è
la più giovane e non ha molta esperienza, sarà solo
che è timida e non ha la dovuta sfrontatezza per accalappiare
un cliente, fatto sta che per fortuna c’è Dolores che
dai suoi trentatre anni ne ha già viste tante.
“Piccola ricordati che c’è sempre la bocca e
tu ne hai una d’oro” le insegna e la rassicura Dolores,
“non occorre spogliarsi, è veloce e se l’ingorgo
si libera al massimo scendi cento metri più avanti”.
Quel giorno Dolores & C. fecero su un bel gruzzoletto all’insaputa
del loro magnaccia, un pacco di soldi da mettere via o spendere
in sciocchezze. Solo Ines era un po’ avvilita, fu l’unica
ad incappare in un cliente esigente che pretese un rapporto completo,
e non veniva mai questo maledetto! Quanto tempo aveva buttato via
con quello, tuttavia qualcosa ne aveva pur guadagnato, oltre ai
soldi s’intende: non si vergogna più di spogliarsi
in pubblico…e che pubblico di incolonnati ha assistito alla
sua performance!
Quel giorno molti camionisti giunsero a destinazione con un sorriso
di soddisfazione disegnato in volto, mentre qualche automobilista,
dalla contentezza, si è addirittura presentato dalla moglie
con un mazzo di fiori e una bottiglia di rosso pregiato: “Ciao
cara, festeggiamo”.
Qualcos’altro è accaduto quel pomeriggio. Destino ha
voluto che Fabio e Cristina si rivedessero dopo oltre dieci anni.
Fabio era sceso dalla macchina per rendersi conto fino a dove arrivasse
la coda e Cristina, vecchia compagna del Liceo, l’ha riconosciuto
ed è subito scesa a salutarlo. Si son scambiati i telefoni,
si sono già dati appuntamento per un aperitivo venerdì…sono
entrambi single chissà che non nasca qualcosa. Fabio ringrazia
Dio che gli ha donato un minimo di pudore, era lì lì
per far salire in macchina una prostituta di colore: “Pensa
che bella figura avrei fatto con Cristina”.
Molti si sono spazientiti, alcuni sono arrivati in ritardo ad un
appuntamento, uno ha dovuto rinunciare alla partita settimanale
di calcetto. Veramente arrabbiati solo i proprietari dei veicoli
incidentati, perdita di tempo e trafile burocratiche sono un fastidio
anche per chi dei due si trova dalla parte della ragione.
L’unico veramente afflitto un quarantenne residente in via
delle Bagasce, ad una manciata di minuti dal luogo del sinistro.
Era sicuro di farcela visto che si trovava ai piedi della rampa
che si divide nelle tre corsie, mancava un niente, tre semafori
e sarebbe arrivato a casa
ma, porca miseria!, ecco quel dannato incidente a guastare tutto.
Così, vuoi la speranza di farcela ugualmente, vuoi l’incapacità
di fregarsene degli altri (quando sarebbe stato giusto mettere le
quattro frecce e piantare la macchina là e che gli altri
strombazzino pure, avrebbero aspettato), vuoi la timidezza o il
timore di umiliarsi, fatto sta che non ha più retto e si
è pisciato nelle braghe.
Così, umido e immobile, il finestrino aperto a lasciar disperdere
l’odore di urina, così, in queste condizioni veramente
umilianti, è giunto a casa un quarto d’ora più
tardi, dopo una pioggia di imprecazioni e qualche lacrima.
|