Indice
1 - Formidabili quegli anni
2 - Humphrey Bogart
3 - Felicità?
4 - In via di estinzione
5 - Un mondo fantastico
6 - Una buona azione
7 - Campioni del mondo
8 - Facile pietà
9 - Via delle Bagasce
10 - La solitudine del Lenzi
11 - Tamponamento
12 - Io e Chang
13 - Pescatore di Burano
14 - Aglio e trasporti
 
   
La solitudine del Lenzi di ex-terrestre

A Venezia i numeri anagrafici seguono una logica tutta loro…o almeno si spera ci sia una logica. La numerazione corre regolare, con i pari da un lato i dispari dall’altro. Poi arriva un ponte, appena giù ci si accorge che, per uno strano sortilegio, la numerazione ha fatto un balzo. Immaginarsi la rabbia di uno che è lì lì per raggiungere l’indirizzo a cui è diretto, mancano si e no due o tre numeri, vede un ponte, lo attraversa e paff!!, la numerazione è corsa avanti o indietro di decine di numeri. Rabbia certo, rabbia più che comprensibile…tuttavia non si può nascondere che il capriccio dei numeri eserciti un certo fascino. Ad ogni ponte, paff!!, sembra aprirsi un nuovo mondo, il salto di numerazione crea un vuoto tra le due estremità del ponte, paiono proprio due mondi autonomi, senza alcuna relazione, tanto meno quella di continuità, e il ponte pare il collante, la relazione tra i due, quasi che le sue braccia li tenessero assieme, come farebbe un padre con un bimbo in una mano e un giocattolo nell’altra. Fascino, rabbia, ma anche gioia: quanto contento si ritrova chi è ancora lontano molti numeri dal civico a cui è diretto e poi, paff!!, fa un ponte e l’indirizzo è proprio due portoni più in là!
Mestre non è luogo di maghi e stregoni, qui tutto fila con metodo e rigore, i numeri vadano a fare i capricci in quel Museo Sospeso nell’Acqua! Tuttavia qualcosa di simile qui succede, forse non dappertutto, sicuramente in via delle Bagasce. Via delle Bagasce e il suo triste destino, quello riservato alle vie adiacenti la stazione ferroviaria, fatto di prostitute barboni e piccoli delinquenti. (Ma se la delinquenza si riunisce nei pressi delle stazioni ferroviarie non basterebbe eliminarle? E poi dicono di prendere il treno che le auto inquinano, ma si è mai pensato a quanta malavita calamitano le stazioni?). Via delle Bagasce non ha scampo, il suo destino è anche una missione, alla fin fine una parte della città deve per natura divenire l’enclave del malvivere: via delle Bagasce si è semplicemente sacrificata (o è stata sacrificata) a questo ruolo, non parliamone più. Ecco allora le laterali, tante stradine infilzate come lame lungo i fianchi della grande arteria: ogni laterale un mondo nuovo. Scendi dall’autobus ancora con addosso le voci di turisti diretti in stazione e extracomunitari diretti a un call center, a un bar, a casa o semplicemente a delinquere. Attraversi la strada e nell’aria si disperde quell’odore di spezie e sudore di cui l’autobus era pregno e di cui si sono inzuppati i tuoi vestiti. Un occhiata di sguincio alla prostituta che sorveglia l’incrocio e finalmente imbocchi la laterale. Qui regna il silenzio, anche l’aria pare meno inquinata. Case a due, al massimo tre piani, giardini privati e silenzio, tanto silenzio rotto solo da qualche sporadica automobile: bisogna pur che i residenti rincasino! Sembra in tutto e per tutto di trovarsi in campagna, la città e i suoi ritmi frenetici si è bloccata là, all’incrocio di via delle Bagasce, quasi che un incantesimo non le consenta di spingersi oltre, non le permetta di inghiottire tutto quello che le capita a tiro. La prostituta lì all’angolo sembra un casellante, “Dentro di qua non si passa” intima alla città e ai suoi abitanti, salvo poi chiudere un occhio al transitare dei residenti.
Proprio in una di queste laterali abita il Lenzi, lo si incrocia sempre verso le undici quando porta a spasso il cane per il giretto serale. La laterale si chiama ‘via fiume’ e lui si è detto che quell’accostamento è un assurdo, o via o fiume, non entrambe. Così ogni volta che qualcuno gli chiede dove abita lui risponde: “Abito in un ossimoro”. Non lo si incontra mai di giorno, se ne sta nascosto come tutti in un luogo lontano a lavorare, posto diverso identità differente. Per chi passa per via Fiume il Lenzi è solo un omino di mezza età, shorts e canottiera, sulla destra il guinzaglio del bastardino, sulla sinistra talvolta una sigaretta. Quel cane cosa rappresenta? Un affetto per colmare la solitudine? Un pretesto per uscire di casa? Per fuggire da una moglie diventata semplicemente una coinquilina o peggio, per fuggire da se stesso? Comunque sia, puntuale alle undici chiude il cancello e risale quel breve tratto di laterale che sfocia in via delle Bagasce. Da qui se ne scende verso la stazione, osservando stancamente le saracinesche abbassate dei negozi e i pochi cingalesi prigionieri del proprio idioma incomprensibile. Poco dopo si siede sui gradini della chiesa, il fido cagnolino sempre ad annusare attorno, la Solitudine a vigilare seria da dietro le spalle. E vigila bene perbacco, nessuno arriva a scambiare due chiacchiere con il Lenzi, non un amico o un conoscente a scacciarla con un saluto. Perfino dal 2 stracolmo di pendolari non scende una faccia conosciuta e al Lenzi non rimane che seguire con lo sguardo quei viventi dal passo affrettato mentre si disperdono risucchiati dalle varie laterali. Va bene il cane, va bene prendere una boccata d’aria, ma ci vuol pure uno scopo! Così il Lenzi si è fissato di aspettare e osservare una pendolare scelta con metodo. La donna, sui quaranta, è una bruna di un certo fascino ma soprattutto arriva quasi sempre o con l’autobus delle undici o con quello delle undici e mezza. Il Lenzi in quella fascia oraria si sistema sugli scalini della chiesa, libera il cagnetto, che è ben addestrato a non uscire dal perimetro della piazzetta, e tra un pensiero e una sigaretta aspetta quelle due corse intervallate di mezzora. E’ un gioco, nulla più, non prova un interesse per la bruna, neppure sessuale, l’ha scelta per la sua costanza e per il fatto che si cambia d’abito ogni giorno. Oltre a scommettere su quale delle due corse si trovi, il Lenzi prova ad indovinare come si sia vestita visto che di abiti ne ha molti ma non infiniti e, dopo un mese di giornalieri e attenti appostamenti, conosce una buona fetta del suo guardaroba. Spesso comunque la bruna indossa qualcosa di mai visto, nuovo acquisto o fondo di guardaroba poco importa, per il Lenzi è una vera gioia, applaude alla novità e manda a mente la new entry. Nel fine settimana la bruna non si presenta mai all’appuntamento, “Non si può mica lavorare sempre, che si riposi o si diverta” sentenzia il Lenzi vestendo i panni del buon vecchio.
Questa sera la bruna è scesa alle undici, braghe nere e top bianco sotto la giacca nera. Per un attimo il passaggio del bus la nasconde alla vista, ma è un attimo e subito riappare mentre cammina con passo deciso. La bruna ora sfilerà davanti al Lenzi, lui la vedrà prima davanti, poi di fianco, infine dietro. Malgrado lei cammini sulla via al di là della strada il Lenzi riesce a osservarla bene: più della vista talvolta serve la concentrazione. Ad un tratto la bruna svolta nella laterale allora il Lenzi chiude gli occhi e tende l’orecchio per seguirne il ticchettare dei passi. Ad ogni passo il suono è andato assottigliandosi, per un attimo è scomparso del tutto per via di qualche rumore di auto in transito, poi è tornato, flebile però, sempre più flebile fino a dissolversi del tutto. Il Lenzi allora riapre gli occhi, si alza e lega il cane al guinzaglio: è ora di riprendere la passeggiata. Per tutto il tempo del passaggio della bruna la Solitudine si è un poco scostata per un senso di rispetto, una gentilezza da poco, in fin dei conti in quel tempo non l’ha mai abbandonato. Pochi passi e poi il Lenzi rincaserà, il cagnetto ha fatto pipì a sufficienza ed è certo che stanotte dormirà tranquillo. Prima però vuole incrociare una prostituta, in fin dei conti è pur sempre un uomo e che la bruna sia un’altra cosa non vuol dire che sulle donne non faccia qualche fantasia. Tra tutte le laterali che incrociano via delle Bagasce ed è possibile incrociare una prostituta, il Lenzi ha deputato ‘via Cavallotti’ come meta del suo pellegrinaggio: purtroppo non sempre la prostituta è presente, vuoi perché impegnata con un cliente vuoi perché si è piazzata altrove. Purtroppo, soprattutto, è raro che sia sempre la stessa. Per un verso al Lenzi piace che la donna all’angolo abbia sempre un volto e un corpo diverso, i suoi ormoni festeggiano davanti alla varietà tuttavia…tuttavia se fosse sempre la stessa potrebbe avere almeno la complicità di uno sguardo, al Lenzi basterebbe questo, e poi ognuno via con la propria solitudine.
Stasera l’angolo è sgombro e al Lenzi non rimane che fare marcia indietro e dirigersi verso casa. Per la strada nessuno, solo un uomo con shorts e canottiera, e un cane. Poco più dietro, invisibile, la Solitudine o le Solitudini, fate voi, quella del Lenzi e quella di un cagnetto a cui nessuno, compreso il Lenzi, per tutta la sera ha fatto almeno una carezza.

 
 
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