Che cos’è la felicità?
Difficile dare una risposta, ognuno ha la sua definizione, ma ognuna
è lacunosa. Ben più facile elencare ciò che
ci rende felici e ognuno potrebbe fare la lista di quello che gli
procura gioia. Quel che è certo è che esistono momenti
in cui ci si sente felici o, per essere più modesti, contenti.
Talvolta questi momenti di gioia sembrano cadere dal cielo, ma quel
che pare assurdo è che perfino la sbadataggine o l’indifferenza
possano essere un veicolo attraverso il quale si incuneino briciole
di felicità. Il caso di Claudio è un buon esempio
di come anche una colpa, come può sembrare il prestare poca
attenzione, può essere l’origine di un istante di felicità.
Troviamo Claudio sul 2 diretto a Mestre, ha appena finito di lavorare
e mentre l’autobus lo sta portando a casa, lui sorride fantasticando
su come trascorrerà la serata. E’ sabato, quindi un
bel giro per i bar con gli amici può essere un buon inizio.
La corriera è affollata, tanta gente ognuna con sogni e preoccupazioni
differenti. Ad esempio c’è l’avvocato Pinzi,
cinquantenne, elegante, garbato e terribilmente preciso. Appena
ha un attimo di tranquillità conta e riconta i soldi che
ha nel portafoglio. Perlustra le tasche fino a scovare la più
insignificante monetina, calcola l’ammontare di quanto è
in suo possesso, aggiunge le spese (conserva tutti gli scontrini)
e controlla che la somma corrisponda alla cifra che aveva in tasca
quando è uscito di casa. Che i conti tornino o meno, lui
appena ha un momento libero, fa una nuova verifica. Non si stanca
mai, non si capisce se sia un divertimento o una mania. Di sicuro
l’avvocato non si comporta così per avidità,
non ricerca necessariamente il negozio con il prezzo più
conveniente né tanto meno si sottrae dall’offrire da
bere ai colleghi: l’importante è che i conti tornino.
Certo due parole non sono sufficienti per descrivere la complessità
di un carattere e qualcuno si sorprenderà a sentire che tragedia
lo investirà questa sera stessa appena arriverà a
casa.
Contando e ricontando scoprirà che i conti per una volta
non vogliono proprio saperne di dare esito positivo. L’ansia
comincerà a crescergli dentro per quei maledetti sessanta
centesimi mancanti. Supporrà di aver fatto l’elemosina
ad un mendicante, ma no, sicuramente avrebbe segnato sul suo blocchetto
quella spesa senza ricevuta fiscale. Aver smarrito uno scontrino?
Impossibile! Si risponderà indignato. A forza di cercare
nelle tasche (sforzo vano visto che ripone sempre i centesimi nel
taccuino), a forza di scervellarsi in congetture, a forza di contare
e ricontare, il cuore cederà e per sessanta centesimi, o
per la mania della perfezione, l’avvocato Pinzi non arriverà
a domani.
Due metri dietro l’avvocato
c’è Goran l’ennesimo immigrato dell’est,
forza lavoro per alcuni, un fastidio per altri. Goran non degna
di uno sguardo l’avvocato che si regge al corrimano lungo
il quale anche lui è appeso. Chissà che penserebbe
Goran se sapesse che quel tizio non vivrà fino a domani?
Ma Goran non lo sa e comunque non sarebbe affar suo, lui ha già
i suoi problemi che lo assillano. Goran è padre e a casa
c’è un bimbo che, trepidante, aspetta il regalo di
compleanno che suo padre gli ha promesso. Goran, da poco uscito
dalla fabbrica in cui lavora, è avvilito perché non
ha i soldi per il regalo e a casa è tutto già pronto
per la festicciola. Ha provato a chiedere un anticipo sullo stipendio
ma c’ha guadagnato solo una romanzina paternalistica dal direttore:
“Bisogna imparare a risparmiare, a tirare la cinghia”.
Già, a tirare ancora sarebbe diventata un braccialetto, altro
che cintura. Ha provato con gli amici ma non se la passano mica
bene neppure loro, d’altronde siamo appena a metà mese
e non è che prendano più di lui. Quindi Goran prende
una decisione radicale, ruberà.
Fortuna vuole (ma Goran è
convinto che sia un dono di Dio) che ad un giovanotto poco discosto
da lui spunti dalla tasca la molletta fermasoldi. In un attimo gli
si avvicina e, con la destrezza eredità del suo passato di
piccolo delinquente, gli sfila il denaro. La molletta racchiude
quaranta euro, un foglio da venti e due da dieci. Si impossessa
di dieci euro e rimette il resto nella tasca del legittimo proprietario.
Un bel respiro conclude l’operazione, Goran è soddisfatto
del colpo e soprattutto di averla fatta franca. Neanche il tempo
di sorridere e un dubbio gli attanaglia la mente: “In fin
dei conti a me bastano cinque euro per arrivare al prezzo del regalo,
e anche quel povero diavolo avrà i suoi pensieri”.
Così estrae dal suo portafoglio un pezzo da cinque e lo infila
con attenzione chirurgica dentro la tasca posteriore del giovanotto,
troppo audace sarebbe stato estrarre di nuovo la molletta, aggiungere
i soldi e riporla nella tasca. Ora va meglio, malgrado abbia rubato
gli dà conforto il fatto che non ha preso un euro in più
di quanto gli era necessario: in qualche modo si sente onesto. Così
suona e scende alla sua fermata.
Neanche a dirlo il derubato è il nostro Claudio. Come si
fa a tenere così i propri soldi? Un niente e sarebbero caduti,
uno spostamento improvviso e sarebbero diventati soldi di nessuno.
E poi come si fa a non accorgersi che uno ti sfila i soldi di tasca?
Come, ancor più, si fa a non sentire che uno ti infila la
mano nella tasca posteriore? Fatto sta che Claudio ha la testa altrove,
già un film gli scorre davanti agli occhi con lui e gli amici
che se la spassano allegramente tra i tavolini di un pub.
Almeno si ricordasse di quanto denaro aveva con sé! Certo
oramai non potrebbe farci nulla, ma almeno una maledizione potrebbe
lanciarla, no? Invece Claudio scende dall’autobus, entra in
casa, si fa una doccia, si cambia tutto tranne i pantaloni (gli
ha messi stamattina) e parte per incontrarsi con gli amici.
Tutto va più o meno come si era figurato, a metà serata
si ficca le mani nelle tasche posteriori tanto per assumere una
postura da ganzo e, toh!, trova i cinque euro.
“Guarda che bene” pensa tra sé, “mi vengono
fuori un altro paio di birre”. Sorride felice e contento e
conclude: “E’ sempre bello scoprire dei soldi dimenticati
chissà da quanto tempo, sembra quasi che questo denaro sia
piovuto dal cielo, un vero dono di Dio”.
|