Indice
1 - Formidabili quegli anni
2 - Humphrey Bogart
3 - Felicità?
4 - In via di estinzione
5 - Un mondo fantastico
6 - Una buona azione
7 - Campioni del mondo
8 - Facile pietà
9 - Via delle Bagasce
10 - La solitudine del Lenzi
11 - Tamponamento
12 - Io e Chang
13 - Pescatore di Burano
14 - Aglio e trasporti
 
   
Felicità? di ex-terrestre

Che cos’è la felicità? Difficile dare una risposta, ognuno ha la sua definizione, ma ognuna è lacunosa. Ben più facile elencare ciò che ci rende felici e ognuno potrebbe fare la lista di quello che gli procura gioia. Quel che è certo è che esistono momenti in cui ci si sente felici o, per essere più modesti, contenti. Talvolta questi momenti di gioia sembrano cadere dal cielo, ma quel che pare assurdo è che perfino la sbadataggine o l’indifferenza possano essere un veicolo attraverso il quale si incuneino briciole di felicità. Il caso di Claudio è un buon esempio di come anche una colpa, come può sembrare il prestare poca attenzione, può essere l’origine di un istante di felicità.
Troviamo Claudio sul 2 diretto a Mestre, ha appena finito di lavorare e mentre l’autobus lo sta portando a casa, lui sorride fantasticando su come trascorrerà la serata. E’ sabato, quindi un bel giro per i bar con gli amici può essere un buon inizio. La corriera è affollata, tanta gente ognuna con sogni e preoccupazioni differenti. Ad esempio c’è l’avvocato Pinzi, cinquantenne, elegante, garbato e terribilmente preciso. Appena ha un attimo di tranquillità conta e riconta i soldi che ha nel portafoglio. Perlustra le tasche fino a scovare la più insignificante monetina, calcola l’ammontare di quanto è in suo possesso, aggiunge le spese (conserva tutti gli scontrini) e controlla che la somma corrisponda alla cifra che aveva in tasca quando è uscito di casa. Che i conti tornino o meno, lui appena ha un momento libero, fa una nuova verifica. Non si stanca mai, non si capisce se sia un divertimento o una mania. Di sicuro l’avvocato non si comporta così per avidità, non ricerca necessariamente il negozio con il prezzo più conveniente né tanto meno si sottrae dall’offrire da bere ai colleghi: l’importante è che i conti tornino. Certo due parole non sono sufficienti per descrivere la complessità di un carattere e qualcuno si sorprenderà a sentire che tragedia lo investirà questa sera stessa appena arriverà a casa. Contando e ricontando scoprirà che i conti per una volta non vogliono proprio saperne di dare esito positivo. L’ansia comincerà a crescergli dentro per quei maledetti sessanta centesimi mancanti. Supporrà di aver fatto l’elemosina ad un mendicante, ma no, sicuramente avrebbe segnato sul suo blocchetto quella spesa senza ricevuta fiscale. Aver smarrito uno scontrino? Impossibile! Si risponderà indignato. A forza di cercare nelle tasche (sforzo vano visto che ripone sempre i centesimi nel taccuino), a forza di scervellarsi in congetture, a forza di contare e ricontare, il cuore cederà e per sessanta centesimi, o per la mania della perfezione, l’avvocato Pinzi non arriverà a domani.

Due metri dietro l’avvocato c’è Goran l’ennesimo immigrato dell’est, forza lavoro per alcuni, un fastidio per altri. Goran non degna di uno sguardo l’avvocato che si regge al corrimano lungo il quale anche lui è appeso. Chissà che penserebbe Goran se sapesse che quel tizio non vivrà fino a domani? Ma Goran non lo sa e comunque non sarebbe affar suo, lui ha già i suoi problemi che lo assillano. Goran è padre e a casa c’è un bimbo che, trepidante, aspetta il regalo di compleanno che suo padre gli ha promesso. Goran, da poco uscito dalla fabbrica in cui lavora, è avvilito perché non ha i soldi per il regalo e a casa è tutto già pronto per la festicciola. Ha provato a chiedere un anticipo sullo stipendio ma c’ha guadagnato solo una romanzina paternalistica dal direttore: “Bisogna imparare a risparmiare, a tirare la cinghia”. Già, a tirare ancora sarebbe diventata un braccialetto, altro che cintura. Ha provato con gli amici ma non se la passano mica bene neppure loro, d’altronde siamo appena a metà mese e non è che prendano più di lui. Quindi Goran prende una decisione radicale, ruberà.

Fortuna vuole (ma Goran è convinto che sia un dono di Dio) che ad un giovanotto poco discosto da lui spunti dalla tasca la molletta fermasoldi. In un attimo gli si avvicina e, con la destrezza eredità del suo passato di piccolo delinquente, gli sfila il denaro. La molletta racchiude quaranta euro, un foglio da venti e due da dieci. Si impossessa di dieci euro e rimette il resto nella tasca del legittimo proprietario. Un bel respiro conclude l’operazione, Goran è soddisfatto del colpo e soprattutto di averla fatta franca. Neanche il tempo di sorridere e un dubbio gli attanaglia la mente: “In fin dei conti a me bastano cinque euro per arrivare al prezzo del regalo, e anche quel povero diavolo avrà i suoi pensieri”. Così estrae dal suo portafoglio un pezzo da cinque e lo infila con attenzione chirurgica dentro la tasca posteriore del giovanotto, troppo audace sarebbe stato estrarre di nuovo la molletta, aggiungere i soldi e riporla nella tasca. Ora va meglio, malgrado abbia rubato gli dà conforto il fatto che non ha preso un euro in più di quanto gli era necessario: in qualche modo si sente onesto. Così suona e scende alla sua fermata.
Neanche a dirlo il derubato è il nostro Claudio. Come si fa a tenere così i propri soldi? Un niente e sarebbero caduti, uno spostamento improvviso e sarebbero diventati soldi di nessuno. E poi come si fa a non accorgersi che uno ti sfila i soldi di tasca? Come, ancor più, si fa a non sentire che uno ti infila la mano nella tasca posteriore? Fatto sta che Claudio ha la testa altrove, già un film gli scorre davanti agli occhi con lui e gli amici che se la spassano allegramente tra i tavolini di un pub.
Almeno si ricordasse di quanto denaro aveva con sé! Certo oramai non potrebbe farci nulla, ma almeno una maledizione potrebbe lanciarla, no? Invece Claudio scende dall’autobus, entra in casa, si fa una doccia, si cambia tutto tranne i pantaloni (gli ha messi stamattina) e parte per incontrarsi con gli amici.
Tutto va più o meno come si era figurato, a metà serata si ficca le mani nelle tasche posteriori tanto per assumere una postura da ganzo e, toh!, trova i cinque euro.
“Guarda che bene” pensa tra sé, “mi vengono fuori un altro paio di birre”. Sorride felice e contento e conclude: “E’ sempre bello scoprire dei soldi dimenticati chissà da quanto tempo, sembra quasi che questo denaro sia piovuto dal cielo, un vero dono di Dio”.

 
 
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