Compare
a piazzale Roma nel primo pomeriggio, chissà da dove arriva,
dai vaporetti? da S. Margherita? e se non fosse mai uscito dal piazzale
degli autobus? Una curiosità da poco comunque, un’inezia
da perdigiorno. Si dirige con passo sicuro verso il 2, non indossa
gli occhiali malgrado il sole d’agosto sia estremamente fastidioso,
la sinistra libera, la destra tiene il guinzaglio del cane. E’
proprio un bel cane, di pelo chiaro, è di stazza grande ma
non è un pastore tedesco, pare buono tuttavia. Quando sale
sull’autobus alcuni si spostano, altri fanno cenni muti agli
amici perché lascino sgombero il passaggio, neanche avesse
una malattia contagiosa, ma forse è solo gentilezza, una
gentilezza imbarazzata però. Al vecchio signore qualcuno
cede il posto con il più cortese dei “Si accomodi”,
il cane quieto si accoccola sotto i piedi, pare si renda conto di
essere grande, cerca di occupare meno spazio possibile, pare voglia
disturbare il meno possibile. Il 2 ingrana la marcia e inizia il
suo viaggio verso Mestre. Nell’autobus qualcuno chiacchiera
e qualcuno resta in compagnia solo dei suoi pensieri. Il vecchio
e il cane non possono che attirare l’attenzione, qualcuno
sbircia verso i due, ma senza dare nell’occhio, quasi temano
di incrociare lo sguardo del vecchio. Dove scenderà? qualcuno
si chiede, Forse bisogna informarsi e aiutarlo? Ma come fare? Se
si offendesse? Dal vecchio non trasudano emozioni, sta lì
in silenzio con i suoi pensieri, forse coglie l’imbarazzo
dei presenti, forse ne ride sotto i baffi che non ha, forse non
gliene frega niente. Eppure è tanto semplice, una curva a
gomito verso destra, un’altra verso sinistra poco più
avanti, un semaforo rosso quando va bene, il rumore delle valigie
che rotolano e l’autobus che si svuota davanti alla stazione
dei treni. Qualche altro segnale forse, intuito, un odore di kabab
a metà di via delle Bagasce, l’acciottolato davanti
alla chiesa. Chiederà informazioni tra poco? Non so e non
lo saprò mai, scendo davanti a casa e vedo l’autobus
ripartire con la sua proverbiale e stanca indifferenza. Rimango
ancora un attimo a pensare, “No”, mi dico, “quando
arriverà il suo momento, prenoterà la fermata, chiederà
permesso e scenderà senza esitare. Appena scesi, il cane
lascerà un piccola traccia di urina contro il lampione più
vicino”. Me ne vado rasserenato dalla mia supposizione che
ormai vale quanto una verità, “L’indifferenza
è inciviltà ma la facile pietà è decisamente
peggio, cosa significhino dignità e indipendenza non sempre
è semplice imparare, forse una lezione ce l’ha data
quel vecchio cieco”.
|