Indice
1 - Formidabili quegli anni
2 - Humphrey Bogart
3 - Felicità?
4 - In via di estinzione
5 - Un mondo fantastico
6 - Una buona azione
7 - Campioni del mondo
8 - Facile pietà
9 - Via delle Bagasce
10 - La solitudine del Lenzi
11 - Tamponamento
12 - Io e Chang
13 - Pescatore di Burano
14 - Aglio e trasporti
 
   
Campioni del mondo di ex-terrestre

Che bella questa statua! Me la diede anni fa un amico che l’aveva trovata sopra una cabina telefonica, abbandonata o smarrita? Chissà. Una statua grezza, in legno chiaro quasi fosse oro. La fisionomia imprecisa di un uomo calvo, “Un atleta o un danzatore” mi dissi, almeno a vederne i muscoli ben marcati e la torsione elegante del corpo. Il titolo scritto a pennarello sotto la base: silenzio. La ritrovai spulciando qui e là tra le mie cose abbandonate a casa di mia madre, al Lido. Era nascosta dentro un involucro metallico, un tempo contenitore della bottiglia di whisky. Un piacevole stupore mi colse quando la riavei tra le mie mani, la presi con me e ritornai a Mestre. La sera precedente l’Italia aveva vinto i mondiali di calcio e a quella felicità si accompagnava la gioia di avere di nuovo con me la statua che per anni mi aveva guardato studiare da sopra la scrivania.
Sul 2 sempre tanta gente, qualche mestrino a rincasare dopo una giornata trascorsa al mare, molti turisti diretti in stazione o ad un albergo dell’entroterra, i soliti extracomunitari qui per lavorare o delinquere. Mi sentivo io lo straniero in mezzo a quella bolgia, sarà stato il caldo della serata estiva, sarà stata la stanchezza o i residui dei festeggiamenti della sera prima, fatto sta che non mi sentivo a mio agio. “Caspita” pensavo, “abbiamo vinto i mondiali e nessuno ha la gioia dipinta sul volto” e davvero attorno c’erano solo facce stanche e annoiate. Puzza d’aglio mangiato chissà quando e odore di sudore di una giornata a marciare tra i monumenti ispessivano ancor di più la già soffocante atmosfera all’interno dell’autobus. Scesi alla mia fermata, per strada un paio di prostitute, un gruppo di filippini, qualche polacco e una coppia di cinesi.

Appena fui sul marciapiede mi accucciai e appoggiai l’involucro del whisky per terra, svitai il tappo ed estrassi la statuetta. Poi, con la lentezza propria di un rito, la presi per sotto, mi alzai in piedi e la sollevai a due mani fin sopra alla mia testa. Nel momento preciso in cui le mie braccia si allungarono al massimo gridai: “Campioni del mondo, campioni del mondo”. Dopo quell’urlo a spaccare l’immobilità, il silenzio ricadde sulla strada, i pochi passanti mi fissavano in un misto di stupore e derisione ma io vidi ben altro. Ai miei occhi apparve una folla festante che mi applaudiva, fischiava, cantava e ballava. Durò un attimo ma fu magnifico, quando l’immagine svanì riposi la statua nella sua custodia e mi diressi, veramente felice, a casa.

 
 
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