foto Catullo - Lagomarsino
 
   
 
 
Informa Sagre Venezia 2013
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Cucina Veneziana

Se c'è una persona che ha una passione per la cucina quella è Ada. Una vera campionessa dei cicchetti da osteria, Ada ripropone una cucina semplice fatta di regole elementari, ed è proprio in questo che sta il segreto del successo di piatti tradizionali quasi dimenticati nelle loro formule originali. >>>

 
Selezione C.O.V.O.
Consumatori Ombre Veneziane Originali
Osterie approvate

- al Bambù da ea Grasia (SN)

- Promessi Sposi (Strada Nova)
- da Aldo (F.ta Misericordia)
- a la Rampa (Via Garibaldi)
- Rivetta (Campo dea Lana)
- da ea Vedova (SN - mattina)
- ai do Mori (Rialto)
- alla Botte (S.Bortolo)
- ai Storti (Rialto)
- all'Arco (Rialto)
- alla Letizia (Rialto)
- al Cacciatore (Murano)
- al Buso (Arsenale)
- alle Alpi da Dante (Corte Nova)
- da Lele (Tolentini)
- Bar Brigola (S.Bortolo)
- da Codroma (Carmini)
- da ea Cia (Via Garibaldi)
- da Trani (Via Garibaldi)
- Bar Mio (Via Garibaldi)
- Milan Bar (S.Cancian)
 
Osterie approvate co e breme
- da Lele ex da CarLo (S.Isepo)
- ai Cacciatori (Giudecca)
- al Balon (B.ria de le tole)
- da Alberto (Saliz. de le Gate)
- da Lulù (Saliz. de le Gate)
- do Pozzi (C.po do Pozzi)
 
Metamorfosi
- da Costante (Strada Nova)

- ai Biri (Campo Widmann)

- Villa 600 (Torcello)
- da Franz (Via Garibaldi)
 
Osterie Estinte
- al Ponte (Biri, F.te Nove)

- da Ardenghi (G.Gallina)

- alla Speranza (Greci)
- Milan Bar (S.Agostin)
- Santa Giustina (B.de le tole)
- Bandierette (F.ta della Sensa)
 
Venice Restaurant
Venezia Ristoranti
Bacari Tour o Andar par Ombre - The Movie
 
Fotoconfronto

Osterie disperse, osterie modernizzate, metamorfosi di osterie, osterie estinte. Un confronto fotografico reso possibile grazie alla gentilissima concessione di Roberto Catullo e Ettore Lagomarsino. >>>

 
FORUM

e tu come la pensi? vai a ombre o fai il Bacari Tour? il Maestro Teo Puzo modera la conversazione sul Forum >>>

 
 
 
"Bacari Tour" o "andar per ombre"?
grazie alla preziosa collaborasione di Ex Terrestre
 

‘Bacari Tour’ o ‘andar per ombre’? Un dubbio di amletica reminiscenza con il quale l’attento Force ha dato un’ennesima conferma del suo acume e del suo spirito critico. Mai pago di una moda o di un principio eterno il Force ha così fatto traballare nuovamente le nostre certezze, mettendoci nella condizione di sentire quale un ‘obbligo morale’ il cimentarci in un’indagine approfondita della questione.

Nell’attesa che decida di mettere sotto lo sguardo di tutti la sua ‘inconfutabile dimostrazione dell’esistenza di Dio’, che sappiamo conserva da anni in un cubicolo ricavato tra le travi della sua antica soffitta, tentiamo qui di dare alcune indicazioni riguardo al tema in oggetto. Diciamo fin da subito che i luminari da noi intervistati non sono stati in grado di definire chiaramente le due diverse posizioni: qualcuno ha parlato di ‘tradizioni’, altri di ‘comportamenti’, altri ancora di ‘veri e propri stili di vita’. Perfino sulle diciture i critici sono divisi, mentre per Bacari Tour, in quanto neologismo, tutti concordano l’altra posizione prevede almeno tre formulazioni diverse: andar per ombre, andar par ombre, andar a ombre. Quest’ultimo problema è stato da noi risolto per estrazione (non ‘sociale’ ma ‘del lotto’) e abbiamo così deciso di adottare qui l’espressione ‘andar par ombre’.

Le incertezze sono troppe per anche solo sperare di sbrogliare la matassa con risposte chiare e ferme, così ci limiteremo a proporre e paragonare due esponenti delle rispettive posizioni in un’analisi tanto serrata quanto noiosa ma, riteniamo, assolutamente necessaria.

Luca è un ‘foresto’ (come si dice a Venezia di chi viene da fuori), studia Architettura con discreti risultati. Veste braghe jeans, indossa sempre una giacca di velluto di colore marrone, è un po’ lisa e non si sa se le due toppe verdi sui gomiti siano un abbellimento o servano a coprire dei buchi. Porta una barba lunga che lo fa apparire più maturo, fuma Marlboro Light, legge il Corriere della sera e gioca a Sudoku. Dice di sé di appartenere ‘alla sinistra extraparlamentare’.

Antonio non sa di chiamarsi così, solo sua madre lo chiamava così, almeno fino a una decina di anni fa. Ora che la madre novantenne è ricoverata a S. Lorenzo ha preso a chiamarlo Eligio, ma lui non ci fa caso, d’altronde non è neppure il proprietario dei Do Forni malgrado sua madre ne sia sicurissima. Toni (con la i e non con la y), come tutti lo conoscono, è pensionato da pochi anni, ‘un sopravvissuto di Marghera’, come lo definiscono i figli. Veste all’ultima moda, nel senso che porta braghe a vita bassa, e che sia costretto a ciò dalla pancia traboccante è un dettaglio che qui poco importa. L’abitudine a radersi quotidianamente è l’unico regalo del servizio militare, fuma Nazionali senza filtro da trent’anni, solo durante le feste di Natale si concede qualche pacchetto di MS. Legge il Gazzettino e ammazza il tempo con la “Settimana ‘Nimistica”. Di sé dice di essere “un comunista come Togliatti”.

Luca gira per i bar soprattutto il Venerdì sera quanto scatta il cosiddetto ‘Bacari Tour’.

Toni non ‘va per ombre’ solo quando è gravemente ammalato. Possiamo notare già qui una primadifferenza oltre, ovviamente, al fatto che Bacari Tour è scritto maiuscolo.

Nei Tours con gli amici Luca sceglie accuratamente i bar nei quali entrare. Devono richiamare qualcosa di antico, qualcosa della venezianità in via di estinzione, tuttavia devono esser garantite un minimo di condizioni igieniche e possibilmente la banconiera deve proporre un bel corpicino.

Toni non sceglie, evita solo i posti dove non si vendono alcoolici, quindi deve fare attenzione solo a McDonald’s e Spizzico (nomi peraltro impronunciabili dalla conformazione laringea di Toni). Anche lui non disdegna le donne e spesso lo trovi dalla ‘Grasia’ (all’anagrafe “Grazia”). Corre voce che una quarantina di anni fa anche la Grasia fosse un donnino mica male, qualcuno giura che all’epoca indossava il perizoma e tutti allora ordinavano ‘una gioconda con due bicchieri’ per vederla accucciarsi per prendere la birra dal frigo sotto il bancone. Qualcun altro, il solito ‘recia’, sostiene che quaranta anni fa non esistevano i perizomi, ma a Venezia questo non è un elemento sufficiente a provare che le dicerie sul perizoma siano false.

Luca e compagnia scelgono per lo più vino in bottiglia accompagnato da delicati piattini di calamari fritti, polpette o verdure (c’è sempre un vegetariano tra i partecipanti del Bacari Tour): i Bacariturici evitano accuratamente alimenti contenenti aglio per timore di risultare sgradevoli alle ragazze. Mescolare il vino nel grande bicchiere, assicurano, aiuta notevolmente a imbastire conversazioni ad alto livello: a seconda della velocità con cui viene fatto roteare il vino si può intuire se stanno discutendo di Palladio o di Berlusconi.

Gli amici di Toni, a parte la ‘gioconda’ che ormai è una storia lontana ‘ani anori’, bevono solo vino della casa e ad assaggiarlo uno si chiede: se hanno quel vino in casa pensa in che condizioni avranno il bagno?. Di ‘cicchetti’ non se ne parla proprio, mangiare qualcosa è indice di malattia, come evidenzia il commento più usuale: “Puareto, el gavarà un tumor”. E’ chiaro quindi che Toni e compagnia non evitano il cibo per paura di puzzare: Toni esce di casa che già sa di aglio. Dopo quattro ombre anche Toni e compagni si scatenano, loro però non ‘imbastiscono conversazioni’, loro ‘ciacolano’. Anche chi ‘va par ombre’ non disdegna la politica ma in questo ambiente il bipolarismo non ha riconosciuto evoluzioni: si parla solo di D.C. e P.C.I. Di Palladio Toni non discorre, non l’ha mai assaggiato e tutt’oggi non sa se sia un vino bianco o un rosso.

Anche nel linguaggio si denota una differenza. Luca parla un italiano impeccabile, si appiglia alle quattro parole che conosce del dialetto veneziano solo quando ordina da bere: si finge del posto per farsi fare lo sconto.

Toni è certo che tutto il mondo parli il suo dialetto ma i fatti puntualmente lo smentiscono. Così quando in un bar entra un turista che sia tedesco, inglese, francese o altro, a lui non fa differenza e gli parla in veneziano. Quando si accorge che non capisce il suo dialetto allora fa uno sforzo e biascica qualche parola in italiano pavoneggiandosi davanti agli amici che puntualmente commentano: “Ti sì che ti parli e ingue, ti se internasional”.
Questo è quanto siamo riusciti a recuperare e, aspettando qualche suggerimento o aggiunta, concludiamo queste righe con un epilogo.

Luca si è laureato, ora vive a Milano e lavora in uno studio importante. Si rade ogni mattina e veste elegantemente, fuma la pipa e vota Forza Italia. Da un po’ ha smesso di bere, a parte qualche aperitivo e vino frizzante: sarà Milano, sarà la modernità, ora si fa solo di cocaina.

Toni ha il divieto di bere ma le ‘arancette’ gli provocano un fastidioso meteorismo così ripiega sull’acqua e vino. Giorni fa l’hanno ricoverato, il fegato non sta proprio bene, ma lui è fiducioso ed ha ragione: è ancora lontana da venire la sua ora. In ospedale ha riscoperto il senso profondo dell’amicizia, ogni giorno viene qualche compagno di bevuta a trovarlo, e questo è già molto, ma l’amicizia e un che di indefinibile e Toni si commuove ogni volta a vedere l’amico passargli di nascosto un paio di sigarette e un quartino di rosso.

Con affetto il sempre vostro
Ex-Terrestre

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Riportiamo ordinatamente qui sotto le critiche, la discussione e le domande sul tema poste sul Forum >>>

Domanda di:

Force Grando

Teo (Ex-Terrestre), sei riuscito a commuovermi… Credo, comunque, che alcune considerazione vadano fatte…

Andar a ombre, presuppone il nomadismo “da ostaria a ostaria” quasi a seguire un percorso immaginario, alcune volte segnato dalla provvidenza, con mete d’arrivo improbabili e comunque non pianificate. Quasi un richiamo al nomadismo primordiale. Il Bacari Tour, al contrario, mi suona più stanziale e pianificato.

Tutto ciò premesso, una domanda mi sorge spontanea, “andando a ombre”, l’ombra di vino della casa, deve essere sorseggiata o bevuta “tutta na siada” (Zziopaolo docet) ??

E poi, è davvero indice di scarsa virilità il ricorso al “birrin” in sede dell’ombra ?? Grazie per la tua illuminazione....

Ex Terrestre

risponde

Riguardo al ‘nomadismo’ non posso che essere in accordo con te. D’altronde Toni gira per le osterie ingombro solo del sacchetto del pane e il Gazzettino, ‘intrighi’ di poco conto se raffrontati ai ben più voluminosi computer portatile e tubo con planimetrie con i quali Luca affronta i bacari. Toni, inoltre, ha un motivo per girare da un bar all’altro: va a salutare questo o quel suo amico. Luca NON ha amici.
E poi c’è l’osteria Odeon meglio nota come Gruppo Podistico. Come non vedere qui l’essenza stessa del bevitore itinerante? I clienti dell’Odeon, infatti, li trovi ben volentieri anche dentro gli altri bar della zona e nessuno indossa la tuta da ginnastica (a parte Italo, ma lui lo fa perché porta il catetere). Se, infine, i raffronti con altre culture possono risultare in qualche modo illuminanti be’, Kerouac e Burroughs non erano certo architetti.

‘siada’ o no? Questo è un bel dilemma, degno dell’acume di quanti possono firmarsi Force. Penso che non ci sia una regola a riguardo, ma non ne sono certo. Di sicuro bevendo tutto di un fiato non si assapora il vino, ma il ‘gustare’ è un capriccio da intellettuali, quindi questo non è un buon motivo per rinunciare alla ‘siada’. E perché poi rinunciarci? La ‘siada’ dilata il tempo, puoi fare in mezz’ora il ‘lavoro’ di una mattinata, altro che Internet! Comunque i ‘migliori’ praticano la ‘siada’ nelle ore antimeridiane forti del principio: prima finisco, prima vado a pranzare, prima riposino, prima SOPRATTUTTO ricomincio’.
Un plauso speciale a Zziopaolo, ‘co tutte e so siae se come fusse sempre sul Pordoi’.

Ultimo capitolo: ‘birin’. Nascondersi dietro al birrino è vile, e su questo non ci piove. Unica eccezione il ‘birrino di Gioconda’ che implica, per definizione, un secondo e via così fino a terminare la bottiglia. Tuttavia la birra è pericolosa, come insegna la storia di ‘Sbarbaricchio’ Bernardi: sai meglio di me come i birrini l’hanno ridotto.

 

Domanda di:

Berto

I miei complimenti! Come sai, avendomi tu giustamente rimproverato più volte, io non leggo quasi mai! Eppure, per restare in tema, mi sono "sciato" il tuo scritto tutto di un fiato quasi fosse un Montepulciano d'Abruzzo o un vino della casa qualunque tanto per non sbilanciarmi ancora in scelte difficili. Oltre ad essere scritto molto bene, l'ho trovato pieno di verità e con quel pizzico di ironia e demenzialità che non guastano mai.

Due sono gli spunti che ne ho tratto: il primo è quello di inserire nel sito un sondaggio (che si potrebbe intitolare: "ti senti più Luca o Toni?"). Il secondo è quello, ben più difficile da realizzare, di utilizzare lo scritto come sceneggiatura per un cortometraggio che metta in evidenza il parallelismo delle vite dei due protagonisti. Mi presto volentieri come attore, magari nel ruolo di quello che fa abbassare la barista per vederle il perizoma!

Ex Terrestre

risponde in rima

Messer Berto
inchinommi dinanzi le tue lodi
ebbro ho discoverto
piacer fecero li miei modi.

Lo Cielo e lo Cosmo tutto
al bacaro preferisse l’ostaria
qui il Divino stordio de malvasia
creò lo mondo con un peto e un rutto.

E in fin dirotti
che Saggezza è liquido rinchiuso ne li gotti
e come diria lo Toni vardando el sol:
“pago mi, bevi queo che ti vol”.

   
El Force domanda
Credo di cogliere l'interesse comune, ponendo al filosofo Ex Terrestre l'annosa questione dello spritz.
"Andando a ombre" si possono bere gli spritz?
Lo spritz è consentito solo la domenica mattina dopo la messa?
Sappiamo tutti che lo spritz è solo 1: bitter. L'eventuale ordine di uno spritz all'aperol, sele o cynar comporta scomunica?
Come ricorda il caro amico Borgo, lo spritz va bevuto "sensa scoasse" (oive, imon, giasso), o un'oliva ogni tanto ci permette di tornare a casa dicendo "No more no go fame, go magna na diesena de olive"?

Ex Terrestre

risponde

La questione si fa sempre più complicata e devo abbassare le armi. Confesso che non scrivo di mio pugno, le notizie in mio possesso mi giungono da un informatore segreto che me le sussurra all’orecchio. Ultimamente accade un po’ meno, da quando il professor Crepet mi ha prescritto un pastiglione arancione da prendere al mattino. Comunque ho girato all’informatore la questione dello spritz e lui si è subito risentito: “No so miga un dotor!” mi ha risposto inviperito, “mi so un coisà”. “Coalizzato contro chi?” ho ribattuto io e lui: “No in quel senso, ma in senso che bevo ogni sera finchè no stramasso intera” (mi spiace ma ‘intera’ l’ha detto proprio così, tutto attaccato).
A fatica l’ho riportato alla calma e lui mi ha ricompensato con la sua saggezza: “I spriss xe roba da putei. Po’ i xe anca perico-osi, mentre ti bevi ti ris-ci de ficarte quel ‘bip’ de un steco dentro un ocio”. Prima che il pastiglione facesse effetto ha avuto ancora il tempo di aggiungere: “Scolta, ma tutti ‘sti to amissi che i fa un mucio de domande cossa i pensa de Bepin, ti conossi Bepin? el fio del nevodo del pare de me zia…ecco iù, proprio iù, sì queo soto…disevo, cossa i pensa de Bepin che nol beve neanca n’ombra ma ae sette se ghà già ciavà tre sambuchine? E po’, visto che i xe sofistici, ea sambuchina va coe mosche o sensa? Email: mattbur@libero.it

El Force

considerazioni finali

Caro Ex-Terrestre,
ti ringrazio ancora per la disponibilità.
Deduco dalla tua preziosa conversazione con l'informatore che:
- esendo gli spriss "roba da putei" sono da evitare nell'andar a ombre.
- essendo lo stecco dell'oliva pericoloso lo spriss va bevuto alla maniera del Borgo: "sensa scoasse"
- essendo l'informatore "coizzato" lo spritz lo beve solo al bitter: come noi.
- che bepin ga da esser in perfetta saiute perchè, come dise me fradeo "tre sambuchine te netta tutto" ma soio co e mosche.
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